Spettabili candidati a Sindaco,
qui di seguito troverete una serie di proposte che l’Anffas onlus di Modica Vi prega di raccogliere sin dall’inizio del Vostro mandato.
Si tratta di proposte ma soprattutto di sfide la cui importanza però è cruciale, tanto da spingerci a “sconfinare” da quello che sarebbe il nostro territorio per così dire “naturale” per non fare di queste elezioni un’occasione mancata: l’occasione di farVi promotori, forse per la prima volta, di una cittadinanza attiva ed inclusiva, che riconosca il diritto di tutti di appropriarsi della propria città trovando spazi di protagonismo per esprimersi; tutto ciò non è semplice demagogia ma concreta possibilità, che potrà realizzarsi se Voi saprete creare, per tutti, le giuste opportunità.
Ciò trova un ben preciso riferimento anche nella Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF) elaborato dall’OMS che definisce la disabilità non come una “mancanza” ma come uno svantaggio sociale derivante da un ambiente non “a misura di tutti”, con la logica conseguenza che spetta all’ambiente farsi carico di colmare questo gap.
È proprio su questi principi che l’Anffas, forte di un’organizzazione articolata a livello nazionale, opera anche a Modica a partire dal 1999, facendosi promotrice dei diritti e dell’autodeterminazione delle persone con disabilità tutte ed, in particolare, di quelle con disabilità intellettiva e/o relazionale.
Ecco quindi le nostre proposte:
• Barriere architettoniche.
Per potersi appropriare dei propri spazi, è necessario che questi siano accessibili.
Possiamo considerare l’accessibilità la “condicio sine qua non” sulla quale costruire l’impalcatura di una cittadinanza veramente inclusiva, e forse anche uno degli indici più immediatamente visibili della nostra attenzione alla disabilità: scivole non occupate da autovetture, appositi parcheggi, uffici pubblici collocati in locali accessibili etc.
Teniamo comunque a sottolineare l’impegno delle varie amministrazioni che si sono susseguite negli anni ha prodotto risultati evidenti relativamente, in particolare, alla dotazione di scivole di tutte le panchine (non da ultime quelle delle panchine della Circonvallazione Ortisiana) ma ancora molto rimane da fare.
L’associazione Vi chiede di continuare a vigilare su questi aspetti imprescindibili ad esempio riqualificando, se dal caso, palazzi antichi (prevedendo alternative alle scale) e ciò non a vantaggio solo delle persone con disabilità, ma anche delle mamme con passeggino, degli anziani, etc. (abbiamo notato ad esempio che per immergersi nelle atmosfere barocche che si respirano lungo le vie del nostro magnifico centro storico ci sono strutture di grosso interesse turistico quali il “Palazzo della Cultura ospitante tra le altre cose anche il museo “Belgiorno”, il Castello dei Conti, per il quale sappiamo esserci in programma l’istallazione di un ascensore, che non possono considerarsi propriamente accessibili. Nemmeno le chiese, vanto della nostra città, abbiamo avuto modo di notare, sono tutte interamente accessibili).
Pensiamo ancora alle nostre spiagge, spesso non coperte interamente da pedane conducenti fino alla battigia quindi non interamente percorribili, che trarrebbero sicuramente prestigio dalla dotazione, tra le altre cose, di sedie job nei maggiori stabilimenti balneari.
L’accessibilità coinvolge, naturalmente, anche i servizi di trasporto urbano ed extraurbano, che devono essere provvisti di scivole ed efficienti mezzi (una persona con disabilità intellettiva difficilmente potrà guidare, ma è comunque in grado di spostarsi da solo ed ha il diritto di farlo, così come chi ha una disabilità fisica ha diritto a valide alternative all’auto).
Ciò richiederebbe un maggiore collegamento anche delle zone rurali del territorio modicano, dove alcune famiglie nostre socie vivono, trovandosi loro malgrado isolate ed impossibilitate a spostarsi in assenza di automobile (e ciò limita fortemente i possibili percorsi di autonomia dei ragazzi con disabilità che lì abitano)
Sempre nell’ottica di una piena condivisione degli spazi la città di Modica si distinguerebbe certamente qualora si dotasse di tabelle sensoriali, guide turistiche accessibili (che prediligano le immagini ed informazioni scritte in maniera essenziale), una più chiara segnaletica.
Il presupposto da cui partire è che l’accessibilità, parola chiave di questo libro bianco, dà a tutti senza togliere a nessuno.
L’abbattimento delle barriere architettoniche non è solo questione di buon senso.
Lo prevede la legge 104/92 (art.24 comma 9) ed anche uno strumento ben preciso: i PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), introdotti nel lontano 1986.
La legge 41/1986 prevedeva addirittura un commissariamento da parte della Regione in caso di inadempienza.
In quasi trent’anni inutile dire che ben poco di questo è stato fatto, e dire che, invece, tali strumenti di pianificazione urbanistica renderebbero l’abbattimento delle barriere architettoniche sistematico piuttosto che sporadico e dettato dalle contingenze del momento oltre che, per questa ragione, onerosi per i Comuni stessi.
E sempre restando in tema di “finanze”, la nostra opinione è quella già espressa dell’associazione Luca Coscioni: tali spese potrebbero essere considerate come un investimento “in conto capitale” perché non solo valorizzano il patrimonio dei comuni ma, garantendo la mobilità della persona con disabilità, avrebbero anche un effetto di volano per il comparto turistico.
Ecco perché si prospetta anche la possibilità di pressioni, da parte dell’ANCI, al fine di escludere queste spese dai vincoli di finanza pubblica imposti dai Governi ai Comuni (c.d “Patto di stabilità”).
L’attenzione su questo strumento è ormai stata destata e soluzioni, anche innovative, ci sono: è ora che questi strumenti di pianificazione urbanistica trovino finalmente attuazione; è ora che il diritto alla mobilità delle persone con disabilità venga garantito.
Fondamentale rimane anche la vigilanza nel caso si rilascio di licenze per esercizi commerciali, i quali dovrebbero realmente rispondere a delle reali caratteristiche di accessibilità e non possedere solo requisiti formali.
• LIS
La lingua italiana dei segni dovrebbe essere concreta risorsa in tutti quegli uffici preposti al contatto con il pubblico (pensiamo, in primis, all’Ufficio Turistico; anche i non udenti viaggiano e non possono semplicemente “arrangiarsi”).
Noi però vogliamo andare oltre. Anche i non udenti si interessano di politica e sono cittadini, ragion per cui un interprete LIS dovrebbe essere presente nelle sedute del Consiglio Comunale.
E a chi chiediamo spesso informazioni sulla viabilità quando visitiamo una città nuova? Ai vigili urbani, ecco perché sarebbe opportuno formarli appositamente.
Discorso connesso quello della segnaletica, dove si potrebbero pensare a percorsi tattili anche per i non vedenti.
• CITTADINANZA ATTIVA
Sempre nell’ottica di una piena partecipazione sarebbe opportuno promuovere l’istituzione di una consulta permanente per l’associazionismo, a livello sia locale che distrettuale in virtù del fatto che Modica rappresenta l’anello di congiunzione tra i 4 comuni del D.S.S. n.45 essendone il Comune capofila, al fine di fare emergere le istanze del mondo della disabilità (e non solo) anche in sede politica onde pervenire alla creazione delle opportune sinergie che garantiscano la piena partecipazione e la massima rappresentatività delle numerose parti sociali esistenti sul territorio.
Nelle tre maggiori commissioni (Bilancio, Politiche sociali, Lavori pubblici) proponiamo di inserire un referente scelto propria dalla consulta dell’associazionismo, così da coinvolgere il mondo della disabilità nelle scelte politiche.
Infine sarebbe auspicabile che vi fosse un Garante delle persone con disabilità a livello comunale, che si andrebbe a raccordare con la analoga figura già esistente a livello regionale.
• CENTRI SOCIO-EDUCATIVI COMUNALI E DISTRETTUALI
I centri socio-educativi sono strutture indispensabili per chi ha una disabilità intellettiva e/o relazionale in quanto rispondono ai bisogni di autonomia e di senso di persone che, una volta terminato il percorso scolastico (ma anche durante), si trovano “parcheggiate” nelle proprie abitazioni, o inserite in strutture poco consone, dove il rischio di perdere le capacità acquisite o di non sviluppare le autonomie potenziali è molto forte.
Nonostante la presenza di un Centro Diurno Comunale, nel corso degli anni è stato possibile constatare che il servizio offerto non risponde, da un punto di vista prettamente numerico, alla intera richiesta di accesso a questo tipo di strutture. Fortunatamente il territorio modicano (e distrettuale, anche se con esperienze a macchia di leopardo) è comunque ricco di esperienze facenti capo al settore dell’associazionismo che in qualche modo ha provveduto a dare risposte (qualitativamente valide) alle richieste delle famiglie adattando i servizi alle precipue esigenze delle famiglie e delle persone con disabilità richiedenti.
Lo sforzo notevole della nostra Associazione, ma non solo della nostra, che ha visto coinvolte diverse forze sociali (volontari, familiari in prima persona e aziende private) che a vario titolo sostengono e contribuiscono al lavoro quotidiano dell’ente non sono sufficienti comunque a colmare le continue richieste di accesso.
Oggi la nostra Associazione (che non ha beneficiato di alcun tipo di finanziamento pubblico) vuole divenire parte attiva nella gestione dei servizi pubblici anche attraverso la possibilità di accreditarsi come ente erogatore di servizi, ma questa possibilità è stata ripetutamente negata in quanto la stessa non avendo di fatto mai gestito servizi pubblici non si trova nella condizione di poter certificare i “due anni di esperienza” ( se non a mezzo di attestazione di avvalimento) non potendo così di fatto accedere a possibilità gestionali reali, nonostante la stessa sia regolarmente iscritta all’albo regionale degli Enti di Promozione Sociale (deputati tra l’altro alla gestione).
• Servizi, Politiche sociali e di sensibilizzazione
Come associazione fortemente vicina al mondo della disabilità siamo chiamati a confrontarci con tutte le istituzioni che vi ruotano intorno: scuola, sanità, consorzio sociale.
Ciò che purtroppo si rileva è una certa mancanza di consapevolezza su cosa significhi “disabilità” (o la si vede come un’insormontabile causa di esclusione o, all’opposto, nel tentativo di affermare l’uguale valore e dignità delle persone, si negano le differenze e le esigenze specifiche di ognuno).
Anche alle istituzioni politiche spetta di promuovere progetti che avvicinino alla conoscenza di un mondo che non è “altro” rispetto alla collettività.
• GESTIONE DEI SERVIZI ED ACCREDITAMENTO
Per quanto riguarda i Servizi, da tempo l’Anffas promuove il meccanismo dell’accreditamento e ciò per una serie di ragioni: innanzitutto perché fa sì che a lavorare non siano sempre “i soliti noti” ed inoltre (ragione, questa, ancora più importante) restituisce un ruolo centrale e primario alla famiglia che sceglie a chi affidarsi nella scelta del servizio e può anche scegliere liberamente di affidarsi ad altri qualora le proprie aspettative dovessero essere disattese. La cosa su cui l’Anffas modica dissente è relativa alla modalità di erogazione dei servizi a mezzo voucher in quanto riteniamo che possano essere uno strumento adatto solo ed esclusivamente per dei servizi che possono connotarsi come occasionali o saltuari (come ad esempio il servizio di trasporto per visite specialistiche per le persone che non hanno i mezzi necessari o per l’accompagnamento presso strutture sanitarie lontane dal territorio di appartenenza)ovvero come sostitutivi delle prestazioni economiche. L’utilizzo dei voucher per servizi stabili e continuativi, di cui già le famiglie usufruiscono quotidianamente sia che siano erogati da enti pubblici o da organizzazioni di volontariato, ci sembra un paradosso in quanto non hanno la caratteristica della occasionalità.
In oltre l’introduzione di questo strumento anche per i servizi socio-educativi per la propria caratteristica potrebbe portare all’esclusione all’acesso ai servizi quelle famiglie che avendo caratteristiche (ad esempio reddituali) non idonee all’accesso tenderebbero ad escluderli da servizi di cui per anni i propri figli o familiari hanno goduto. Facendo un esempio: supponiamo che nel territorio distrettuale sia insistente un centro socio-educativo che eroga servizi in favore di persone con disabilità adulte che opera da un certo periodo di tempo e che ospita un certo numero di persone con disabilità. Oggi il centro riesce ad accreditarsi tra gli enti erogatori di servizi pubblici in convenzione con la modalità dei voucher non potrà più garantire alle persone e alle famiglie frequentanti l’erogazione del servizio in loro favore in quanto dovrà ospitare gli aventi diritto a mezzo voucher che potrebbero anche scegliere di non usufruire di tutte le attività settimanali proposte complicando di fatto la strutturazione deiPAI (piani assistenziali individualizzati) elaborati dagli esperti del Centro in quanto verrebbe meno la continuità del percorso educativo.
Secondo la nostra opinione diversi sono i servizi che andrebbero (a livello distrettuale) gestiti a mezzo accreditamento, alcuni dei quali sono già gestiti secondo questa modalità ma per i quali sono comunque necessari degli aggiustamenti, ne riportiamo alcuni esempi:
– Servizio di Trasporto secondo l’opinione di Anffas Modica andrebbe gestito sì con la modalità dell’accreditamento ma andrebbe scisso in ulteriori tre livelli da intendersi come indipendenti tra di loro ovvero accreditati singolarmente. I servizi da accreditare separatamente secondo l’anffas dovrebbero essere quelli di seguito riportati.Servizio di trasporto da e per i centri diurni e/o socio-educativi per le persone con disabilità presenti nel territorio comunale e/o distrettuale da non erogare a mezzo voucher. Servizio di trasporto scolastico per gli studenti con disabilità frequentanti le scuole dell’obbligo da scindere da quello precedente onde evitare accavallamenti di orario che potrebbero rendere complicata la coogestione dei turni orari del servizio (ad esempio ci è successo, nel corso del corrente AA.SS., di seguire la situazione di una famiglia nostra associata che lamentava il fatto che, a causa dell’affidamento del servizio di trasporto scolastico al medesimo ente che aveva in gestione il servizio di trasporto per il centro diurno comunale di Modica, il proprio figlio, nonostante lo sforzo e le insistenze dell’organizzazione scolastica frequentata, non potesse rimanere a scuola per tutte le ore scolastiche previste di cui aveva diritto in quanto gli orari del bambino non erano compatibili con gli orari del centro e quindi per godere del servizio il bambino avrebbe dovuto rinunciare ad oltre un’ora e trenta minuti di frequenza scolastica quotidiana ledendo così un interesse soggettivo onde evitare ciò, pur avendone diritto, la famiglia ha deciso di rinunciare al servizioe di provvedere personalmente all’accompagnamento e al prelievo del bambino ascuola), da non erogare a mezzo voucher. Servizio di trasporto per disbrigo pratiche o accompagnamento presso presidi ospedalieri per visite specialistiche da erogare a mezzo voucher avendo prettamente il carattere di occasionalità e saltuarietà.
– Servizio Asacom. Come diffusamente negli anni discusso, spetta all’ente locale fornire la figura ASACOM (Assistente all’autonomia e alla comunicazione) per gli studenti con disabilità che ne abbiano diritto frequentanti le scuole primarie e secondarie di primo grado. Secondo il nostro parere il suddetto servizio andrebbe erogato con la modalità dell’accreditamento (non a mezzo voucher) offrendo la possibilità e il diritto alle famiglie e alle persone con disabilità di riappropriarsi del diritto di scelta. Si ricorda che tale figura dovrà ormai rispettare e rispondere alle caratteristiche professionali così come definite dal Decreto Assessoriale n. 5630 del 19/07/2017.
Inoltre, sulla base della nostra esperienza, si impone un aggiornamento costante sulle leggi, le prassi, le problematiche legate al mondo della disabilità, per cui sarebbe opportuno che coloro che hanno la responsabilità di farsene carico a livello comunale, quali gli assistenti sociali e i Dirigenti dei servizi sociali, fossero chiamati ad aggiornarsi quantomeno annualmente per meglio rispondere alle esigenze delle famiglie.
L’Anffas si mette a disposizione, qualora voleste percorrere questa strada, sia con corsi FAD sia con percorsi accreditati presso l’ordine degli assistenti sociali.
• Inclusione scolastica e lavorativa
Quello della scuola è, purtroppo, un punto dolente a livello distrettuale ma ciò non esime Modica (come nemmeno le altre citta del Distretto, del resto) dall’occuparsi dei cicli di istruzione di pertinenza comunale, quali le scuole primarie e secondarie di primo grado.
Un capitolo apposito di bilancio dovrebbe essere destinato all’inclusione scolastica e, non insisteremo mai abbastanza su questo punto, occorre regolamentare la figura dell’ASACOM (assistente all’autonomia e alla comunicazione) che non è né un sostituto dell’insegnante di sostegno né un assistente igienico personale, ma una figura apposita che sostiene l’alunno con disabilità nei suoi bisogni di autonomia, sostenendone anche la costruzione di relazioni con il gruppo classe.
Ma non dimentichiamo l’accessibilità: le scuole del territorio lo sono tutte?
Per quanto concerne il diritto al lavoro delle persone con disabilità, sebbene questo sia legislativamente sancito ormai da molti anni, non è ancora realtà concreta.
Le persone con disabilità intellettiva e/o relazionale che lavorano o hanno avuto un’esperienza lavorativa sono ancora troppo poche, e ciò non trova una scusante in una mancanza di capacità; servono solo progetti idonei e soggetti pubblici che abbiano coraggio e voglia di farsene carico.
• Parchi giochi accessibili
Il gioco è un diritto irrinunciabile di ogni bambino (così come previsto e sancito dalla Convenzione Onu sui Diritti dell’Infanzia) e lo è anche per i bambini con disabilità. Giocare in uno spazio attrezzato insieme ad altri “pari” è occasione di socialità e relazionalità.
Chiediamo quindi di attrezzare alcuni parchi giochi già esistenti (nelle scuole o nelle aree verdi pubbliche), dotandoli di strutture apposite, in modo da renderli accessibili anche a bambini in sedia a rotelle.
Ma un parco giochi quando si definisce inclusivo?
E’ inclusivo quando tutti i bambini possono giocare insieme.
Diventa evidente che i parchi privi di barriere architettoniche vanno progettati a monte, tenendo presente (proprio nella fase progettuale) che sarà necessario prevedere e installare giochi il più possibile accessibili e fruibili da parte di tutti i bambini…bambini che possono correre, bambini che usano la carrozzina, bambini ipovedenti, bambini con disabilità motorie lievi.
Sarà dunque necessario prevedere rampe al posto delle scale, pannelli sensoriali posizionati in modo da poter essere utilizzati da chi sta seduto, e ancora, tunnel giganti il cui accesso è possibile anche alle carrozzine così come le giostrine girevoli ed altalene per bambini in carrozzina.
• Art.14 Legge 328/00 e progetti individualizzati
Un grande sconosciuto nel mondo della disabilità è il progetto individualizzato, sebbene la legge 328/00 espressamente lo preveda all’art.14 e sebbene le sentenze della giurisprudenza non facciano che ribadirne l’importanza.
E dire che, se questo strumento venisse finalmente utilizzato, si riuscirebbe contemporaneamente in una doppia “impresa”: rendere soddisfatte famiglie e persone con disabilità e far risparmiare le amministrazioni stesse, che non si troverebbero più a dover elargire servizi “a pioggia” (che non servono), calandoli dall’alto.
Potete immaginare il progetto individualizzato come una fotografia o una mappatura di quelli che sono i bisogni della persona con disabilità, e dal punto di vista socio-assistenziale e dal punto di vista sanitario.
L’accesso ai servizi socio-sanitari attraverso la stesura del Progetto Individuale e la presa in carico globale determinano l’integrazione dei servizi, la capacità di “lavorare insieme” (amministrazione comunale, ASP, e ogni altro settore che sia utile o necessario a tutela della persona con disabilità). Lo strumento della presa in carico globale e della stesura del Progetto Individuale per la persona con disabilità non rappresenta solo un diritto soggettivo perfetto del cittadino ma è anche, soprattutto, un’opportunità per la P.A., tutta, di organizzare in modo più appropriato i servizi sociali e sanitari da erogarsi sul territorio.
Infatti, l’Articolo 14 (L.328/00) non costituisce una nuova misura assistenziale relativa all’erogazione di provvidenze economiche aggiuntive ma rappresenta un momento di sintesi e razionalizzazione delle misure erogate e/o da erogare.
Per quanto riguarda la regione Sicilia, in particolare, oltre a quanto disposto dalla L.328/00, va ricordato che anche il Piano Triennale a favore delle persone con disabilità (del gennaio 2006) disciplina l’intero iter del procedimento amministrativo.
Oltre a quanto sopra premesso va ricordato che dalla sua introduzione (2000) ad oggi lo strumento del Progetto Individualizzato è stato introdotto, oltre che come principio, anche come elemento imprescindibile di azione tra queste:
– L. 112/2016. Anche la L. 112/2016 (la c.d. Legge sul “Dopo di Noi”) prevede che condizione imprescindibile per finanziare una misura attraverso il fondo per il “Dopo di Noi” è l’esistenza di un Progetto Individuale (esistente o ex novo) nel quale venga considerato fin dall’inizio anche l’aspetto del “Dopo di Noi”. Tra le altre cose anche il decreto attuativo della stessa legge aggancia al Progetto Individuale il budget di progetto.
– D.LGS. n. 66/17. Non da ultimo il D. LGS. N. 66/17 (il c.d. decreto sulla Buona Scuola) al capo IV (progettazione e organizzazione scolastica per l’inclusione) all’art.6 stabilisce: “ il Progetto Individuale,… è redatto dal competente Ente Locale sulla base del Profilo di Funzionamento, su richiesta e con la collaborazione dei genitori. Le prestazioni, i servizi e le misure previste sono definite anche in collaborazione con le Istituzioni scolastiche.
Da quanto sopra si evince la valenza e la portata di tale strumento che non è da intendersi come elemento immutabile ma va piuttosto costruito una sola volta e revisionato periodicamente o al mutare delle condizioni personali e/o familiari della persona con disabilità titolare del Progetto Individualizzato.
A questo punto risulta naturale chiedersi come ‐ senza i progetti individuali e, quindi, senza una vera e appropriata analisi dei bisogni di un territorio – sia stato possibile fino ad oggi redigere i “Piani di Zona” e valutare l’investimento“quanto e come”delle risorse economiche e finanziarie nei servizi sociali e sanitari per persona con disabilità.
Ciò che, quindi, occorrerebbe fare in prima battuta sarebbe procedere con una mappatura del territorio (quante persone con disabilità ci sono? Con quali bisogni? Etc etc) e ciò sia per dare a ciascuno il servizio di cui ha bisogno e a cui ha diritto (niente di più e niente di meno), sia perché queste informazioni è sempre bene possederle pensiamo ad esempio al Piano di Protezione Civile soprattutto in un territorio a rischio simico, come il nostro, deve essere costantemente aggiornato. Il Progetto Individualizzato fornirebbe informazioni preziose anche sul tipo di disabilità che i soccorritori andrebbero ad incontrare e potrebbe predisporre in tempo tutte le misure necessarie per una corretta messa in sicurezza, inoltre, la possibilità di conoscere il numero, l’incidenza e la tipologia del bisogno darebbe la possibilità di prevedere l’organizzazione di adeguati corsi di formazione agli operatori volontari di Protezione Civile.
• TURISMO
Riteniamo che un capitolo importante da affrontare rimanga quello dell’attenzione al turismo (che riteniamo sia uno dei settori più potenzialmente in espansione per nostro territorio). Partendo dall’ottica del riconoscimento ad ognuno del diritto di cittadinanza, nell’ottica della promozione dla qualità della vita delle persone che, per motivi legati a disabilità e svantaggi vari, incontrano difficoltà nel fruire delle molteplici opportunità turistiche, culturali, ricreative… si rende oggi necessario cominciare a costruire unTurismo Senza Barriere con lo scopo di offrire un turismo facile – a misura di persone con bisogni particolari, che spesso rinunciano a viaggiare per mancanza di informazioni sicure, di riferimenti qualificati e di servizi personalizzati.Un Turismo per tutti non implica la creazione di proposte speciali per persone considerate ‘diverse’, ma mira alla valorizzazione e ottimizzazione di ciò che il singolo territorio offre facendolo conoscere, a vantaggio anche di anziani, famiglie con bambini, persone fragili, siano essi turisti o residenti. Ilconcetto diTurismo Senza Barriere va oltre l’assenza di barriere architettoniche ma mira allo sviluppo di proposte turistiche che rispettano i diversi bisogni, innalzando la qualità dell’accoglienza: dai trasporti, ai musei, alla ricettività, alla ristorazione, ai percorsi, allo sport, ai servizi di utilità.
I punti di azione da adottare secondo la nostra visione sono i seguenti:
– Inserimento all’interno del Consorzio Turistico di un membro in rappresentanza delle Associazioni di persone con Disabilità(democraticamente scelto tra le Associazioni della Consulta delle Associazioni);
– Provvedere ad una progettazione della stagione estiva con largo anticipo.
In chiusura vi ricordiamo che le migliori condizioni di vita portano le per-sone a viaggiare, per brevi o lunghi periodi, da un luogo all’altro d’Italia. Gruppi di grandi anziani arrivano soprattutto dall’estero, così altri visita-tori di ogni età con problemi ed esigenze di vario genere, non sempre evi-denti ed espresse.Viaggiano inoltre famiglie con bambini piccoli, mamme in attesa e altri turisti con un’ampia gamma di necessità.
Sperando di averVi dato utili spunti su cui riflettere, auguriamo un buon lavoro alla prossima amministrazione, ricordandoVi che il Comune di Modica ha fatto propria la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (con delibera del Consiglio comunale n.126 del 3/12/2012) ed è quindi tenuto a rispettarLa.
Su questo, naturalmente, l’Anffas vigilerà mettendosi a Vostra disposizione per una collaborazione che speriamo sia proficua per entrambe le parti ma, soprattutto, per le persone con disabilità.