La disabilità presa come lo scemo del villaggio
Pochi giorni fa si sono tenute le elezioni amministrative anche in alcune città della Sicilia.
Come spesso accade, quando si tratta di sostenere il proprio candidato a primo cittadino la propaganda scivola nella vera e propria “tifoseria” e passa anche attraverso i social e la condivisione di foto e video.
Data la facilità di accesso a questi contenuti ci siamo imbattuti in un video girato proprio in uno dei comuni chiamati alle urne, in cui un ragazzo con evidente disabilità intellettiva, volantino elettorale stretto in mano, veniva imbeccato da un “amico” a sostenere a gran voce uno dei candidati a sindaco.
Completavano il tutto alcune foto in cui sempre il ragazzo in questione aveva scritti a penna sul proprio corpo slogan elettorali a sostegno del suddetto candidato.
A noi questo video non ha divertito. Non abbiamo apprezzato vedere un ragazzo con disabilità trattato come fosse un “minus habens”, istruito nel ripetere slogan in maniera maccheronica ed in più che gli sia stata imposta l’ulteriore mancanza di rispetto di essere vergato a penna, fotografato e ripreso, con la propria immagine condivisa più e più volte e vista anche da sconosciuti.
Oltre a condannare fermamente questo tipo di condotte ci siamo soffermati a riflettere sull’arretratezza di un certo tipo di mentalità: le persone con disabilità intellettiva hanno diritto di esprimere la propria preferenza elettorale, ma non devono essere usate come facile bacino di voti.
Non devono cioè votare come gli viene detto dal familiare o dall’amico ma devono compiere un percorso guidato di presa di consapevolezza su quali siano le loro opinioni su determinate tematiche, descritte in maniera che possano essere comprese, su quali siano i programmi elettorali dei vari candidati e su come esprimersi di conseguenza in cabina elettorale.
Non è un percorso semplice o breve ma non è nemmeno impossibile. A titolo di esempio, come associazione abbiamo portato avanti per diverso tempo un laboratorio di cittadinanza attiva, con l’ausilio di strumenti di comunicazione alternativa o aumentativo come ad esempio Easy to Ride (linguaggio facile da leggere); i nostri partecipanti non sono certo diventati degli esperti della pubblica amministrazione ma hanno potuto formarsi un’opinione su ciò che gli sta a cuore ed esercitare quello che è un loro diritto come cittadini a tutti gli effetti.
Nell’auspicare che prima o poi anche qui i diritti delle persone con disabilità vengano presi sul serio, ci auguriamo che venga almeno tutelata la loro dignità e la loro immagine e che non ci tocchi più assistere a scene come quelle descritte